Gianni Brera

Addio, Gianni Brera

Il mondo del calcio e del giornalismo, per una volta, si uniscono nel dolore e nel saluto al più grande narratore che il pallone abbia mai avuto: Gianni Brera. Scompare il 19 dicembre 1992, a 73 anni, dopo aver raccontato lo sport come nessuno prima e dopo di lui.

Da San Zenone a Milano

“Il mio vero nome è Giovanni Luigi Brera. Sono nato l’8 settembre 1919 a San Zenone Po, in provincia di Pavia, e cresciuto brado o quasi fra boschi, rive e mollenti (…) Io sono padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni. E mi sono scoperto figlio legittimo del Po“. Così scrisse di sé, e con lo stesso acume scrisse di tanti, tantissimi eroi, affibbiando soprannomi rimasti incollati ai campioni di ieri. A volte in maniera sagace ed ironica, come quando definì Riveraabatino, un omarino fragile ed elegante, così dotato di stile da apparir manierato, e qualche volta finto”.

Tra tifo e vis polemica

Apertamente tifoso del Genoa, e non per questo meno autorevole, ha sempre amato i calciatori di sostanza, meno quelli tecnici. Strenuo difensore del calcio all’italiana, basato su catenaccio e contropiede. Se Nereo Rocco ha portato il libero nel calcio del Belpaese, Gianni Brera ne ha teorizzato negli anni la superiorità tattica. Le sue opinioni hanno spesso diviso, ma anche reso vivace il dibattito, squisitamente calcistico.

Nel 1982, scommise contro l’Italia di Bearzot, perdendo, e andando a piedi, come penitenza, dalla sua casa di Milano a un santuario di devozione mariana lombardo. Non ha mai amato il calcio di Arrigo Sacchi, sostenendo che il merito delle vittorie fosse quasi esclusivamente dei calciatori e del talento degli olandesi. Nel suo mirino, oltre a Gianni Rivera, con cui intraprese una vera e propria guerra mediatica, finirono campioni come Giancarlo Antognoni ed Evaristo Beccalossi.

I soprannomi

Tra in tantissimi soprannomi affibbiati ai calciatori e non solo, ci piace ricordare: il Cavaliere per Silvio Berlusconi, Penna Bianca per Armando Picchi e Roberto Bettega, Rombo di Tuono per Gigi Riva, Schopenhauer per Osvaldo Bagnoli, Piper per Gabriele Oriali, Simba per Ruud Gullitmì, Re Puma per Diego Armando Maradona, Deltaplano per Walter Zenga, Stradivialli per Gianluca Vialli, Giacinto Magno per Giacinto Facchetti, solo per citarne alcuni.

In neologismi

Il calcio gli deve tantissimo, il giornalismo ancora di più. Sì, perché Gianni Brera, che ha scritto per Guerin Sportivo, Gazzetta dello Sport e la Repubblica, ha letteralmente regalato un dizionario di parole oggi di uso comune ma inesistenti prima di lui. Tra neologismi e riadattamenti, si devono a Brera termini come contropiede, intramontabile, uccellare, centrocampista, incornare, pretattica, melina, goleador, disimpegnare, rifinitura, cursore, libero. Senza Brera, oggi, chissà come scriveremmo di calcio.