Il 16 giugno 1938 Brasile e Italia si incrociano per la prima volta nella loro storia. E lo fanno nientemeno che per giocarsi l’accesso alla finale di un Mondiale. E già quella prima sfida aveva il sapore di un duello tra grandi. L’Italia era infatti campione del mondo in carica, e affrontava un Brasile ambizioso già lanciato verso la finale di Parigi.
Gli azzurri avevano faticato all’esordio contro la Norvegia, sul campo di Marsiglia. Gli scandinavi furono piegati 2-1 solo ai tempi supplementari, mentre dagli spalti migliaia di fuoriusciti antifascisti avevano preso a fischi il saluto romano esibito dalla Nazionale all’ingresso in campo. Più che lo sfoggio di virile potenza italica, fu decisivo il portiere Aldo Olivieri, uno che con il fascismo aveva poco in comune.
Ai quarti invece l’Italia ebbe la meglio contro i padroni di casa della Francia, con Silvio Piola (doppietta) decisivo nel 3-1 finale. A sottolineare il clima di tensioni politiche dell’epoca, gli azzurri sfoggiarono una “divisa di cortesia” nera, contro i blues all’epoca governati dal Front Populaire.
Il Brasile arrivava alla semifinale con due vittorie ai supplementari e una partita in più giocata, la ripetizione dei quarti contro la Cecoslovacchia. Avevano eliminato boemi e polacchi a suon di gol, tuttavia si presentavano alla gara con l’Italia con due giorni di riposo in meno.
L’ottimismo tuttavia serpeggiava in casa verdeoro (in realtà, all’epoca, ancora vestiti di bianco). Per il match con gli azzurri il loro fuoriclasse, Leonidas da Silva, rimase addirittura a riposo, forse perché acciaccato dopo l’ultima gara, forse per turnover. Inoltre, i brasiliani avevano già acquistato i biglietti aerei per trasferirsi a Parigi, sede della finale.
A Marsiglia, nel primo tempo della gara dominò l’equilibrio. Ma nella ripresa l’Italia sbloccò la partita. Prima fu Gino Colausig che sfruttò alla perfezione un assist di Silvio Piola, poi fu lo stesso Piola a procurarsi un calcio di rigore. Passerà alla storia, quel rigore, per la strana rincorsa di Giuseppe Meazza, costretto a tenersi i pantaloncini cui si era rotto l’elastico. A movimentare gli ultimi minuti ci pensò Romeu che accorciò, ma il risultato non cambiò più. L’Italia guadagnò la finale del mondiale. E ai brasiliani rimasero solo dei biglietti del treno da gettar via.