1 Football Club, gli interventi di Carboni, Apolloni e Jacomuzzi
Il mondo di Calcio in Pillole continua ad evolversi e a cambiare. Sempre nella direzione che amiamo: quella del racconto calcistico. Cerchiamo sempre di tenervi aggiornati su quelli che sono i temi del mondo del calcio, dalle news agli approfondimenti, passando per le parole dei diretti protagonisti, per finire alla nostra presenza negli stadi per raccontarvi gli eventi live.
Per i nostri lettori, la diretta testuale di 1 Football Club, il programma condotto su 1 Station Radio da Luca Cerchione in onda in tutta la Campania ed in streaming sul web. Sul nostro sito, tutti i giorni, dalle 12.00 alle 13.00, troverete le dichiarazioni dei numerosi ed importanti ospiti del programma radiofonico. Ecco quelli di oggi: Amedeo Carboni ex giocatore di Roma e Valencia. Luigi Apolloni ex calciatore del Parma e medaglia d’argento con la Nazionale ai Mondiali di Usa ’94. Carlo Jacomuzzi ex direttore sportivo di Napoli ed Atalanta. Sebastian De La Fuente allenatore del Como Women.
Interviene Amedeo Carboni
Debacle azzurra: troppi stranieri in Italia?
“Il problema non è il numero di stranieri in Serie A, bensì la qualità. Avere dei campioni di altra nazionalità, come modello per i nostri giovani, sarebbe un fattore positivo sulla crescita professionale delle nuove leve. I presidenti italiani sono convinti di trovare i nuovi Messi e Ronaldo importando massa e non qualità”.
La Caporetto del calcio italiano è dipesa solo dalla mancanza di settori giovanili?
“No, il problema è ben più ampio. Basti pensare alle mancanze infrastrutturali del nostro paese. In Inghilterra, ad esempio, anche quando non si giocava un calcio gradevole, ma si lanciava la palla avanti, il fatto di avere i tifosi a ridosso del terreno di gioco creava un’atmosfera di gran lunga superiore a quella degli stadi italiani. I nostri stadi sono obsoleti, il sistema andrebbe rifondato da zero”.
Problema di disabitudine dei nostri calciatori a calcare palcoscenici importanti?
“Sì, è vero, anche questo è un problema reale e concreto. Da troppi anni le nostre squadre di club non raggiungono quarti o semifinali di competizioni europee, basti pensare alla Juventus che è stata eliminata dal Villarreal, squadra fortissima ma relativamente giovane. Non siamo inferiori dal punto di vista tecnico, ma ciò che manca è la convinzione nei nostri calciatori. Inoltre, tutto è focalizzato sul guadagno immediato e non si riesce a dare tempo ai giovani. Anche in Spagna c’è stato un periodo buio, ma si sono ripresi alla grande lanciando i giovani, e l’esempio più lampante è il Barcellona in cui ci sono ragazzi di vent’anni o poco più con già oltre 100 presente in Liga”.
Dimissioni di Mancini?
“Lui capirà benissimo la delusione dei tifosi italiani, ma anticipare la sua reazione è difficile. Penso che si dimetterà per una questione morale, perché non è facile accettare una debacle del genere, ovvero il secondo mondiale di fila senza l’Italia, anche se non è lui il colpevole”.
Roma deludente?
“Sinceramente no, soprattutto in questo finale di stagione vedo una Roma che ha trovato una sua identità. Fondamentale è stata la crescita di Abraham che sta dimostrando di essere un elemento fondamentale per le fortune giallorosse. Chissà che la Roma a fine campionato non riesca ad ottenere un qualcosa di inaspettato”.
Interviene Luigi Apolloni
Sulla situazione attuale del calcio italiano: “Rispetto ai miei tempi è cambiato tanto. Le regole, la progettualità delle società e soprattutto l’arrivo di tantissimi stranieri nelle nostre squadre. Quando giocavo io gli stranieri che arrivavano erano dei campioni che davano una mano anche nella crescita dei giocatori nostrani, ora purtroppo non è così. In questo momento tanti calciatori italiani non hanno esperienza europea, questo è un altro grande problema”.
Le problematiche che affliggono il calcio italiano: “A mio avviso bisognerebbe tornare un bel pò indietro. Io credo che tanto, se non tutto, parta dal 2006 dai tempi di calciopoli e moggiopoli dove grazie al Mondiale vinto, i problemi che avevamo finirono sotto al tappeto. Da allora ad oggi, c’è stata la grande cavalcata europea della scorsa estate, per il resto le cose sono rimaste immutate. Non ce l’ho con gli stranieri sia chiaro, ai miei tempi però ogni squadra ne poteva schierare solo tre. Io ho giocato con Grun, Taffarel e Brolin. Stiamo parlando di tre campioni. Il primo aveva disputato tre mondiali con il Belgio, il secondo è stato campione del mondo con il Brasile, il terzo è un fuoriclasse riconosciuto “.
Sui tempi di calciopoli: “Quando giocavo al Parma percepivamo che quando giocavi contro le grandi squadre di solito gli arbitri avevano un occhio di riguardo per loro. Ma mai avremmo immaginato ciò che poi è uscito fuori con calciopoli”.
Interviene Carlo Jacomuzzi
Sui giovani italiani: “Ce ne sono tanti. Bisogna andare a cercarli, allenarli e lanciarli. Bisogna educarli e fargli capire che devono stare alla larga da certi procuratori. Tante colpe vengono anche da Coverciano dove ogni anno vengono fatti dei corsi ma non viene mai dato un occhio di riguardo ai giovani. Le primavere sono piene di stranieri, io mi chiedo i nostri giovani dove sono? Non abbiamo un ricambio generazionale”.
Quali sono gli errori che stiamo commettendo nell’ambito dello scouting?: “I ragazzi vanno visti dal vivo, non mi fido dei dati. Torno sul discorso dei procuratori, i ragazzi dovrebbero essere lasciati liberi di crescere e di formarsi, invece non funziona così, spesso a 17 anni hanno già degli stipendi da capogiro. Il decreto crescita ha dato una mazzata grossa al sistema calcio italiano. Alle società conviene prendere i calciatori stranieri piuttosto che quelli italiani. Io seguo il calcio minore, tra Serie C e Serie B sono pochissimi i giocatori italiani e i giovani, questo è un altro grande problema rispetto al passato. Una squadra di Serie A ha pochissima possibilità di pescare nelle categorie inferiori”.
Interviene Sebastian De La Fuente
Sulla stagione delle sue ragazze: “Siamo reduci da una bella vittoria contro il Chievo Verona. Il Como Womens è una squadra che vuole dominare la partita, vogliamo essere protagonisti e giocare nella metà campo avversaria. Stiamo dimostrando di essere una squadra in crescita con delle giocatrici che hanno voglia di migliorarsi. Abbiamo avuto un passaggio a vuoto che è durato dieci giorni, ma per il resto la nostra identità è chiara e lo abbiamo dimostrato nell’arco della stagione”.
“All’inizio dell’anno avevo detto che c’erano sei o sette squadre in grado di vincere il campionato di Serie B. C’è solo una promozione e quindi è molto complicato riuscire a prevedere chi poteva essere la squadra a centrare la promozione. Il Brescia è primo, noi siamo secondi e quindi vuol dire che siamo riusciti a fare qualcosa in più sino a questo momento. Personalmente mi piace tanto il Chievo Verona, mi piace il loro modo di giocare, anche se non sempre riescono ad ottenere i risultati”.